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Mamma Roma, Luca Vecchi racconta Il Pigneto

Postato il 2 March 2017 da Elide Messineo
Mamma Roma, Luca Vecchi racconta Il Pigneto

Il giovedì al Mercato Centrale Roma si parla della città e dei suoi quartieri, tanti tesori da scoprire e rivalutare. Il primo appuntamento si concentra sul Pigneto, quartiere storico, celebre soprattutto perché considerato il quartiere hipster per eccellenza a Roma e tra i più hipster d’Europa, ma anche per il suo passato, che ha visto passare tra le sue vie anche Pier Paolo Pasolini e i fratelli Citti.

Parliamo del Pigneto insieme a Luca Vecchi, uno dei membri del collettivo The Pills, famosi sul web per i loro video che parlano proprio della gioventù romana (in realtà in modo piuttosto universale) in versione comica. Luca e i suoi amici parlano spesso del Pigneto, è un luogo che conoscono molto bene che, come spesso accade nei posti ad “alto tasso di gioventù”, finisce non di rado al centro delle polemiche. Leggendo un articolo su Vice, in cui si parla del fenomeno di gentrificazione che ha coinvolto il Pigneto, si parla di “profezia che si autoavvera”. Per dirla in breve, il quartiere è quello che è solo perché in molti sono stati portati a pensare che fosse adatto a una certa categoria di persone, arrivando così alla creazione di un’identità piuttosto definita:

Credo attraverso le persone che ci hanno buttato il tempo, fatica e soldi investendoci e non perdendo mai la speranza di renderla comunque una tappa fissa della movida romana.

Nel 2014 Luca Vecchi ha partecipato alla produzione del fan film “Vittima degli eventi“, nel quale ha anche interpretato Groucho Marx. Immaginando Dylan Dog a Roma nel 2017, vegetariano e astemio, abbiamo pensato si adatterebbe bene alle atmosfere hipster del quartiere. Come ci starebbe invece Groucho Marx?

E’ una visione interessante ora che me lo fai notare. Plausibile per giunta. Immagino Groucho che torna a casa con le buste della spesa e me lo immagino passare davanti ai murales dedicati ad Anna Magnani, Totò e Sordi. E la visione mi fa sorridere.

Dylan Dog, di professione indagatore dell’incubo: qual è il vero incubo del Pigneto (o di Roma)?

Le guardie. Non lo so, invero. Credo che il più grande incubo di Roma sia l’inconciliabilità di determinate sottoculture che sostanzialmente frequentano oramai gli stessi posti, si vestono allo stesso modo ma che in fondo non si capiscono o non si tollerano. O che comunque neanche ci provano.

Come ogni quartiere hipster che si rispetti, anche il Pigneto segue tutte le tendenze possibili in fatto di cibo: centrifugati detox, magari dopo una scorpacciata di abbacchio, gluten free e vegani. Che rapporto ha Luca Vecchi con il cibo e con queste tendenze?

Io sono intollerante a qualsiasi cosa. Soffro anche di gastrite e colon irritabile. Credo de avecce anche una disfunzione tiroidea ma non andiamo oltre o ve trascino in un vortice ipocondriaco stile Verdone.

Il Pigneto si può considerare un po’ il corrispettivo di Kreuzberg a Berlino. Guardandolo da vicino, anche solo facendo una rapida ricerca di notizie, tra una mostra e un locale all’ultimo grido, si parla anche di spaccio e degrado, due realtà che possono convivere, forse, ma non per troppo tempo. Quale sarà l’evoluzione di questo quartiere secondo te? Cosa andrebbe mantenuto e cosa andrebbe cambiato o migliorato?

Me stai a chiede de risolve strategicamente dei problemi che vanno avanti da decenni. Credo che la legalizzazione regolarizzata e l’integrazione di determinate etnie siano un ottimo inizio del cambiamento. Ma credo che siano problemi ai vertici.

Il quartiere è famoso anche per l’influenza che ha avuto in passato dal punto di vista culturale, soprattutto cinematografico, in particolare per “Accattone” di Pasolini e “Roma città aperta” di Rossellini. A parte i doverosi omaggi, è rimasto qualcosa di quel periodo? E di attuale, secondo te, cosa è destinato a rimanere?

Non saprei. Bisognerebbe andare a rovistare. Quello di cui sono sicuro è che il Pigneto potrebbe essere imperniato sulle iniziative. Spesso fanno eventi come “Pigneto d’estate” e lo fanno sulla strada che collega la prenestina con lo Strike. Che proprio Pigneto non è. Magari il focus si sta spostando sul bere e mangiare bene e chic piuttosto che sull’atmosfera, sull’iniziativa e sulla movida vera e propria…

Primo ricordo legato al Pigneto:

Una mia cara amica di nome Marta Gobbi. Veneta peraltro.

Torniamo al collettivo di cui Luca fa parte, parlando del film dei The Pills , “Sempre meglio che lavorare“, qualcuno li ha criticati scrivendo “oltre il Pigneto nulla”. Eppure in molti si riconoscono in quello che raccontate, anche se non sono romani. Come risponderesti a questo tipo di critica?

Che il film è ambientato a Giardinetti, vicino Tor Vergata. E si sposta verso il pigneto quando si parla delle tematiche “lavoro” e “cultura bangla”. Comunque grazie per questa reminiscenza. Te ne sono grato.

Non si può non parlare di cinema con Luca Vecchi e soprattutto dopo aver dedicato interi articoli al rapporto cibo-cinema e serie tv: qual è la prima scena legata al cibo che ti viene in mente?

La scena di Hook capitano uncino in cui Robin Williams finalmente riesce a giocare e vede il cibo.

Giochiamo con i contrasti, ovvero chiediamo a Luca di scegliere un piatto della tradizione romana e la cosa più hipster che abbia mai assaggiato a tavola:

Coratella. Delle uova di quaglia crude dentro qualcosa. Ma non ricordo cosa.

Per chiudere in bellezza e considerato che il Pigneto dal punto di vista artistico è sempre in fermento, concludiamo con un po’ di musica: quale si adatta meglio al quartiere?

Eh boh me vié in mente roba etnica però magari non c’entra moltissimo.