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Cibo da Oscar, parte I: gamberi, lembas e cannoli

Postato il 22 February 2016 da Elide Messineo
Sono un’istituzione dal lontano 1929, i premi Oscar sono un appuntamento imperdibile per cinefili e modaioli, la sfilata sul red carpet rischia perfino di oscurare le premiazioni stesse. Sono tantissimi i nomi che hanno segnato la storia del cinema e tantissimo il cibo che si trova all’interno di queste pellicole, spesso e volentieri diventando parte integrante di scene memorabili. Abbiamo raccolto in ordine sparso alcuni dei film più premiati e apprezzati della storia degli Academy per ricordare i fatti di cibo ad essi legati, in occasione dell’imminente premiazione degli Oscar 2016.

Via col Vento  (Victor Fleming, 1939)

10 Oscar su 15 nomination

Uno dei simboli degli anni d’oro di Hollywood, con oltre due anni di lavoro per la sua produzione, è ricordato per alcune scene memorabili con Clark Gable e Vivien Leigh, rispettivamente nei panni di Rhett Butler e Rossella O’Hara. Anche in questo cult imperdibile il cibo fa spesso la sua comparsa e non è da sottovalutare, perché tende a far notare la differenza tra ricchi e poveri. Siamo all’inizio della Guerra Civile americana, i ricchi divorano selvaggina e bevono vini pregiati, il cibo diventa espressione di una libertà che però non è data a tutti. I poveri, infatti, sono spesso membri della servitù e si devono accontentare del poco che hanno: piselli secchi, mais, stufato di opossum. Non per niente la vita della famiglia O’Hara è raccontata in un ambiente conviviale come quello della sala da pranzo dove, tra gli argenti e i cristalli, l’abbondanza è protagonista ingombrante ma mai certezza assoluta e permanente.

Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello (Peter Jackson, 2001)

11 Oscar su 11 nomination

Cult letterario e cinematografico e primo film della trilogia de Il Signore degli Anelli, è costellato di cibi e bevande nati dalla fantasia dell’autore J. R. R. Tolkien. In molti ricorderanno il pane elfico lembas, sottili tartine a lunga conservazione preziose per i lunghi viaggi. Il dolce si riconferma pietanza gradita anche con la torta al miele dei Beorniani mentre tra le bevande spicca l’Acqua degli Ent, dalle notevoli proprietà benefiche e dall’aroma “della brezza dei boschi“. Si accodano anche il Rimpinzimonio, una focaccina di acqua, farina e sale, e il Miruvor, un liquore prezioso capace di conferire nuova vitalità.

Titanic (James Cameron, 1997)

11 Oscar su 14 nomination

La differenza tra classi sociali è evidente anche in Titanic, il film di James Cameron che ha lanciato al successo Kate Winslet e Leonardo DiCaprio. La nave affondò durante la notte del 12 aprile 1912: a poche ore dalla tragedia, in prima classe si mangiavano ostriche, salmone, anatra, agnello e fois gras, piatti elaborati con al seguito sfarzosi dessert come il Waldorf pudding o eclairs al cioccolato e vaniglia. La cucina, all’avanguardia per i tempi, aveva a disposizione tutti i macchinari per far sì che i camerieri riuscissero a consegnare velocemente il cibo per accontentare i loro facoltosi clienti. Ben diverse erano quelle di terza classe, dove però tutti parevano divertirsi di più, nonostante la povertà.

Forrest Gump (Robert Zemeckis, 1994)

6 Oscar su 13 nomination

Uno dei piatti più famosi di New Orleans è il gumbo (presente anche in Via col Vento), piatto a base di riso che si può trovare in più varianti, la più celebre rimane quella con i gamberi. E se pensate ai gamberi al cinema, l’unica cosa che vi può venire in mente è Bubba con il suo grande amore per la pesca e l’infinito elenco dei metodi di preparazione del prodotto: arrosto, bolliti, grigliati, al limone, al pepe, e così via. Nel 1996 proprio dopo il grande successo del film, è nata una vera e propria catena di ristoranti di pesce, la Bubba Gump Shrimp Company. Ma il ricordo di Forrest Gump rimane legato anche alla celeberrima scatola di cioccolatini, “non sai mai quello che ti capita”, e all’incontro con il Presidente Kennedy. Il buffet è ricco e Forrest beve così tante Dr. Peppers che al momento dell’incontro con il Presidente gli stringe la mano dicendogli “Devo fare pipì”.

Chocolat (Lasse Hallström, 2000)

5 nomination

Nessun Oscar portato a casa ma materiale interessante dal punto di vista dolciario. “Sono brava a capire i gusti delle persone” dice Vianne (Juliette Binoche), la donna single che con la figlia arriva in un piccolo paesino francese popolato da bigotti, portando i suoi cioccolatini tentatori. Nonostante la Quaresima, Vianne Rocher decide di aprire la sua attività, i suoi cioccolatini sono irresistibili e provengono dalla lunga tradizione azteca: fondente al peperoncino, torta al cioccolato, capezzoli di Venere, sono solo alcune delle ricette che riescono a portare un po’ di dolcezza tra i duri abitanti del paese.

Cibo da Oscar, parte I: gamberi, lembas e cannoli | Foto di Federica Di Giovanni

La grande bellezza (Paolo Sorrentino, 2013)

1 Oscar su 1 nomination

Vittoria italiana agli Academy, il film ha come protagonista Jep Gambardella (Toni Servillo), grande amante della vita mondana e dell’alcol. Il film estetico di Sorrentino si apre con un party scatenato, ma una delle scene in cui il cibo viene messo maggiormente in risalto è la cena con la Santa. Figura esile e mistica che si nutre solo di radici – perché “le radici sono importanti” – e che ricorda Madre Teresa di Calcutta, una donna predisposta al sacrificio e alla rinuncia seduta a tavola accanto a un avido Cardinale, grande esperto di gastronomia che invece ama divorare le pietanze, parlarne, esaltarle e che rimane su un piano ben più superficiale, in contrapposizione con il suo stesso ruolo. Teoricamente parlando, ovvio.

The Help (Tate Taylor, 2011)

1 Oscar su 4 nomination

Deep South: è il 1963 e siamo a Jackson, Mississippi, la gente di colore si è affrancata dalla schiavitù da un pezzo ma ancora non gode degli stessi privilegi dei bianchi. Gli anni ’60, qui fedelmente riprodotti, mettono in risalto la differenza tra classi sociali ed etnie. Le donne di servizio indossano semplicemente la loro divisa, sono considerate prive di personalità o di empatia, che invece è ciò che manca proprio dall’altro lato. Per questo motivo la strepitosa Minny (Octavia Spencer, l’Oscar è andato proprio a lei) decide di vendicarsi su Miss Hilly preparandole una squisita torta al cioccolato… che però cioccolato non è. Ma, vendetta e disgusto a parte, il vero piatto forte di Minny rimane il pollo fritto.

 

 

Il Padrino (Francis Ford Coppola, 1972)

3 Oscar su 11 nomination

Michael Corleone (Al Pacino) ascolta la spiegazione di Clemenza su come si prepari un buon sugo: l’olio con l’aglio in padella, i pomodori e la conserva senza far attaccare niente alla pentola, poi la salsiccia e le polpette con uno schizzo di vino e poco zucchero. Il Padrino di Francis Ford Coppola è pieno zeppo di cibo, infatti si apre con una festa di matrimonio, quella della figlia del boss, un trionfo di piatti tipici siciliani. Da Louis, invece, si mangia la miglior vitella della città ma nei ristoranti in questo caso non si va solo per mangiare e gustare, diventano set per sparatorie e carneficine, una costante che ritroveremo in molti altri film e che forse un po’ l’appetito lo fa passare (chiedetelo al capitano McCluskey). Il cibo e il vino sono elementi fondamentali che rimarcano in continuazione le origini dei protagonisti. Il vecchio Corleone (Marlon Brando), giunto ai suoi ultimi giorni di vita, apprezza il vino più che mai pur non potendolo più degustare; si dedica quindi al suo orticello di pomodori. Altra cosa da non tralasciare: non dimenticate mai e poi mai i cannoli, lasciate perdere la pistola. Il cibo ritorna anche in Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese (1 Oscar su 6 nomination), per ricordare un’opera simile in cui i protagonisti sono sempre intenti a mangiare e sono sempre gli uomini a dare consigli culinari. Spaghetti, pane fresco, salami e aragoste oltrepassano perfino le sbarre del carcere e ognuno ha la sua specialità: Paulie si occupa dell’aglio, Vinnie del sugo e Johnny della carne.

Cibo da Oscar, parte I: gamberi, lembas e cannoli | Foto di Federica Di Giovanni

Foto di Federica Di Giovanni