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Farfalle e uragani per parlare di cibo

Postato il 11 October 2019 da Elide Messineo
Avete presente quella volta che Homer Simpson, tornando indietro nel tempo, uccide degli insetti preistorici stravolgendo l’intero corso della storia? Al suo ritorno a casa, tra le cose più assurde e inaccettabili che scopre, c’è un mondo senza più donuts. Se hai visto almeno un film di fantascienza che parla di viaggi nel tempo, conosci già la regola numero uno: ogni minima azione, anche quella apparentemente più insignificante, ha sempre e comunque delle conseguenze. Tutto è partito dal cosiddetto “effetto farfalla” e dall’idea che ogni piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali del sistema può comportare conseguenze su scale più grandi. Te lo direbbe anche Doc, prima di portarti di qua e di là sulla sua DeLorean. E poi, parlando seriamente, riuscireste, voi, a vivere in un mondo senza ciambelle?


Il World Food Day si celebra ogni anno il 16 ottobre e coincide con la nascita della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, 1945) che l’ha voluto. È una giornata dedicata alla sensibilizzazione sull’importanza dell’alimentazione, del cibo, dell’agricoltura e dell’ambiente, con l’intento di combattere problemi ancora persistenti, come la fame e la povertà. Se un mondo senza ciambelle può sembrare un incubo per Homer e non solo, dovrebbe risultare inimmaginabile un mondo in cui non tutti hanno la possibilità di accedere al cibo. L’argomento si affaccia su moltissime realtà: dalle condizioni di vita nelle aree rurali alla gestione delle risorse da parte dei produttori, coinvolge la politica, l’economia, la sociologia, la medicina. Il World Food Day è un’occasione per porre l’accento su queste tematiche attraverso più approcci, dal più complesso al più semplice, che può consistere anche solo in un elenco di piccoli consigli da seguire. Mai come adesso l’attenzione è stata rivolta alla cura per l’ambiente: prima che sia troppo tardi è importante impegnarsi, ogni giorno, perché ogni piccolo gesto sarà fondamentale per un futuro migliore. La FAO consiglia di cercare quanto più possibile di vivere uno stile di vita sano, seguendo una dieta variegata e sostenibile (keep fresh and waste less). La FAO, per il World Food Day, dispensa anche consigli che apparentemente potrebbero sembrare banali, ma che non lo sono affatto. Fare esercizio fisico almeno 30 minuti al giorno, rispettare il cibo e considerare l’impatto ambientale delle proprie scelte, consumare più legumi e vegetali, più integrali e meno cibi raffinati. Prima di arrivare a compiere delle scelte oculate, però, è necessario informarsi e per essere informati è necessario lo scambio. Mangia in compagnia, mangia a casa quanto più possibile – si legge tra gli altri tips – e parla con gli altri, condividi la tua conoscenza.

Può il battito d’ali di una farfalla in Brasile generare un tornado in Texas? Può il tuo acquisto di un avocado al supermercato sotto casa generare siccità in Cile? Parla, leggi, confrontati, critica. Sii critico nelle scelte che compi ogni giorno, non basarti solo sull’estetica o sul packaging di ciò che acquisti. Impara a creare i collegamenti tra le cose: perché la poca pioggia della scorsa estate dovrebbe causare problemi di malnutrizione? Tutto è collegato e tutto passa (anche) per il cibo. Malnutrizione, oggi, molto spesso non significa non avere accesso al cibo, ma averne accesso nel modo sbagliato. Significa non avere conoscenze a sufficienza per sapere ciò di cui si ha bisogno e significa anche non avere a disposizione ciò di cui si necessita. Nutrire le persone non significa semplicemente avere del cibo nel piatto ma garantire a tutti la possibilità di mangiare in modo equilibrato e sostenibile. Il World Food Day ricorda l’importanza dell’impatto ambientale, della tutela della biodiversità e dei piccoli gesti quotidiani. Tutti, dal più piccolo al più grande, dall’azienda al privato, possono fare la loro parte in questo. Se fossi un Homer consapevole, quindi, anziché rifiutare un mondo (apparentemente) senza ciambelle cambiando ripetutamente il corso della storia, ti chiederesti perché non ci sono più le ciambelle. E, tornando a ritroso, approfondendo la storia, analizzando i fatti, scopriresti che è stata tutta colpa di quei fastidiosi insetti che hai schiacciato e che anche quel piccolo fatto, inaspettatamente, avrebbe potuto fare la differenza.


Foto di Federica Di Giovanni