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Cantare di cibo non basta mai

Postato il 15 May 2020 da Elide Messineo
Le canzoni raccontano stati d’animo ed emozioni, la musica è parte integrante della nostra vita e non capita poi così di rado di sentire menzionare il cibo. Anzi, probabilmente ti verranno in mente fin da subito brani famosissimi in cui il cibo viene tirato in ballo fin dal titolo, come il famoso “Gelato al cioccolato” di Pupo o “Viva la pappa col pomodoro!” cantata da Rita Pavone. A volte il cibo è un pretesto, che permette di creare rime divertenti per testi nonsense, oppure è una metafora, altre volte un malizioso doppio senso o parte integrante della descrizione di un’emozione o di un’azione. In molti casi ha valenza erotica, sul gelato al cioccolato di Pupo si dibatte da anni ma non sono da meno brani come “Caffè nero bollente” di Fiorella Mannoia oppure “Rossetto e cioccolato” di Ornella Vanoni. Nel suo brano, infatti, la Vanoni fa un vero e proprio elenco di ingredienti da utilizzare nel gioco della seduzione, tra cui zucchero a velo e sciroppo di lampone. A proposito i lamponi, insieme alle banane sono parte del titolo di uno dei brani più celebri di Gianni Morandi. Proprio lui che in “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” usava una scusa per vedere la sua amata. Rientrerebbe a pieno titolo nel mondo del reverse product placement la celeberrima “Cacao meravigliao”, sigla del programma “Indietro tutta!” di Renzo Arbore. La sigla faceva riferimento a un prodotto immaginario ma la canzone, cantata da una allora giovanissima Paola Cortellesi, ebbe così tanto successo che il Cacao Meravigliao divenne un prodotto ricercatissimo. Qualcuno provò perfino a metterlo in commercio, ma non ebbe molta fortuna.

Le canzoni ruotano spesso e volentieri intorno all’amore, raccontano di storie appena finite o appena iniziate, come quella di “Gelato al limon” di Paolo Conte. Ci sono gli “Spaghetti a Detroit” di Fred Bongusto, che gli ricordano il buon appetito che aveva prima della fine della sua storia d’amore e infatti cantava: “invece ti ricordi che appetito insieme a te, a Detroit?”. Per rimanere sveglio e andare a trovare la sua amata, invece, Alex Britti era disposto a bere “7000 caffè”. Il brano, oggi, più che una dedica d’amore ad una persona, è diventato un vero e proprio inno per gli amanti della caffeina. Da buon napoletano, anche Pino Daniele ha cantato “’Na tazzulella ‘e cafè”: dietro un titolo apparentemente leggero, si nasconde in realtà un brano di denuncia.

In epoca ante-indie c’era la “Marmellata #25” di Cesare Cremonini, anche questa legata a un doloroso ricordo per la fine di una storia d’amore. La tristezza per la fine di un’amore è anche quella raccontata ne “La spesa” dei Marta sui tubi, in cui si parla di “masticare noia e surgelati”, in un lungo elenco di ingredienti metaforici. I Camillas, gruppo sui generis che ha appena perso il suo geniale fondatore, hanno scritto “La canzone del pane”: uno dei loro pezzi più conosciuti, semplice ma d’effetto, per raccontare la genuinità e la bellezza di una relazione. Bruno Lauzi cantava che “l’amore è una frittata, beato chi la mangia” mentre il caro amico e collega Fabrizio De Andrè inseriva spesso il cibo nei suoi brani, raccontando le sue poetiche storie. Se si parla di cibo legato al cantautore genovese, però, viene in mente “Â çímma”, il pezzo scritto con Ivano Fossati che, di fatto, è una ricetta cantata della tasca di vitello ripiena, tipica della cucina ligure. In “Crêuza de mä” sembra di poter sentire le voci dei marinai del porto e gli odori del mercato ittico di piazza Cavour, dove lo stesso De Andrè andò a registrare le voci autentiche dei suoi protagonisti, immortalando una realtà che oggi non c’è più. Se si parla di piatti tipici, bisogna menzionare anche il “Lampredotto” di Millelemmi, un vero e proprio omaggio allo street food principe della cucina fiorentina, che “non è cosa per gente schizzinosa”.



L’irriverente Myss Keta, sempre pronta alla provocazione, gioca sugli stereotipi negativi legati ai milanesi nella sua “Milano, sushi e coca”. Restando in tema irriverenti, era diventato un vero e proprio tormentone la “Pasta con tonno” di Bello FiGo, mentre Bugo preferisce quella al burro e Calcutta il “Pesto”. E già che stiamo parlando di carboidrati, uno dei brani italiani più conosciuti è “A pizza” di Aurelio Fierro, mentre è un tripudio alla romanità “La società dei magnaccioni” interpretato da Gabriella Ferri. E se da una parte c’è Vasco Rossi che in “Bollicine” canta della Coca-Cola, Peppino Di Capri brinda con lo “Champagne”, il livornese Piero Ciampi preferisce “Il vino”, mentre Luciano Ligabue punta alla sua terra d’origine e ad un abbinamento insolito: “Lambrusco e popcorn”. Elio e le storie tese hanno tessuto ironicamente le lodi del famoso eupeptico in “Natale allo zenzero” mentre Samuele Bersani ha sfruttato la sua (cruda) ironia alternandola a profonde riflessioni ne “La soggettiva del pollo arrosto”. Ivan Graziani cantava (con Renato Zero) “La nutella di tua sorella”, elencandone i tanti possibili utilizzi, mentre Zucchero di “Pane e sale” o “Menta e rosmarino”. E poi c’è Giorgia che ammette di mangiare troppa cioccolata in “Un amore da favola”. Ci sono le “Fragole buone buone” di Luca Carboni, che raccontano una storia molto drammatica, e le più leggera “Tre fragole” di Maria Pia and Superzoo, la giusta dose per consolarsi. È il trionfo della cucina napoletana “Il babà è una cosa seria”, brano portato a Sanremo 89 da Marisa Laurito. “L’amore viene ma il maccherone resta” è una delle tante perle di saggezza (e culinarie) del brano che, fin dal suo titolo, dice un’importante verità. Nun ce sta niente ‘a fa.