Punto interrogativo
Quanti ramen bar dovrò provare prima di dire che “è buono come quello che abbiamo mangiato l’ultima volta a Tokyo”? Quanti addobbi natalizi ho comprato che non staranno né in soffitta né in cantina e di quanti giorni rimanderò le pulizie di primavera? Quanta polvere si accumulerà sui libri che ho lasciato sul comodino e quanti regali di Natale riciclerò azzeccando i gusti dei miei amici per i loro compleanni? A quante feste andrò, quante priorità e quanti gusti cambierò? Il blu sarà ancora il mio colore preferito o sceglierò l’arancione? Quante fotografie al cibo scatterò e quante volte non andrò in palestra, anche stavolta? Quale sarà il mio nuovo hobby e quante volte correrò sotto la pioggia perché avrò lasciato l’ombrello a casa? Quante volte brinderò e quante volte i desideri espressi andranno a buon fine? E quante volte le aspettative saranno deluse? Quanta cioccolata calda berrò anche quando fuori non sarà più freddo? Quanti mazzi di chiavi e quanti treni perderò? E quanti caricabatterie lascerò sui treni? Ripassano, i treni? E, soprattutto, quanti punti interrogativi ci sono in questo articolo?
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