I Magnifici: Spaghetto al basilico di Mendolia
Gli artigiani si uniscono e nascono I Magnifici.
SPAGHETTO AL BASILICO DI MENDOLIA CON SUGO DI POMODORO E STRACCIATELLA DI BUFALA DI CAMPOMAGGIORE
Lo sappiamo già: ogni bottega del Mercato Centrale
ha le sue specialità. Ma cosa succede se le botteghe
al primo piano decidono di unire le forze e mettere
insieme non solo i loro prodotti ma anche il loro estro
culinario per dare vita a dei piatti 100% Mercato Centrale Firenze?
Ecco i Magnifici!
Di pasta ce n’è di tutti i formati, questo lo sappiamo, ma c’è qualcosa che identifica meglio gli italiani di un piatto di spaghetti al basilico? Un piatto semplice, classico, alla portata di tutti, che però riesce ad accontentare anche i palati più esigenti. Un’esplosione di sapori freschi, in questo caso valorizzati magnificamente dalla stracciatella di bufala, che arriva direttamente dalla bottega di Angelo ed Emanuele Campomaggiore. Una garanzia, considerata la qualità dei loro prodotti dal sapore unico, dovuto all’attenzione che viene messa in ogni singolo passaggio della preparazione, fin dall’allevamento delle bufale.
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Raimondo Mendolia ci mette l’ingrediente essenziale: la pasta. Passione e qualità sono due elementi immancabili nel suo lavoro, nella sua bottega potete trovare ogni tipo di pasta e gli spaghetti, si sa, non possono mai mancare sulla tavola degli italiani. Nella fattispecie, Mendolia ha deciso di mettere il basilico direttamente dentro la pasta e non nel sugo o a scopo decorativo sul piatto, esaltando così il sapore di una pasta che già di per sé ha da sempre tutto il nostro amore incondizionato. Proprio lo spaghetto è protagonista di due scene memorabili del cinema italiano: quella con Totò in “Miseria e nobiltà” (1954) e l’altra con Alberto Sordi in “Un americano a Roma“, ve le ricordate? Per ultimo, ma non meno importante, arriva il sugo di pomodoro, a coronare un piatto in cui ogni elemento è ugualmente importante e prezioso.
“Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno…!”
(Alberto Sordi – Un americano a Roma, 1954)
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